Personnel:
Fabio Pignatelli: Bass/Keyboards/Bass Synth and Percussion on Bass Theme in E and all Keyboards on Japanese Air
Massimo Morante: Guitars
Maurizio Guarini: Keyboards
Agostino Marangolo: Drums
Arden Smith: Voice on Hitches
Pure leggende viventi, splendido esempio di tecnica e qualità, in bilico tra rock/progressive purissimo e pop, tornano in pista i grandiosi Goblin (considerati da noi fans, e non solo, la band migliore del mondo), pronti a trascinarvi nell’estasi e nell’incubo ad un tempo con questo nuovo capolavoro.
Otto gioielli strumentali, intarsiati di buio e splendore, eseguiti con lo stesso talento e spessore che da sempre contraddistingue il gruppo: un potente muro di suono propulso dagli arditi castelli ritmici di Marangolo e Pignatelli, speziato dai riff turbinanti e dagli assoli ruggenti sfoderati dalla chitarra di Morante, e pittato dalle tastiere magniloquenti di Guarini.
Talento, fantasia, sound cristallino, questo è quanto vi aspetta in Back To The Goblin 2005!!!
Massimo “Dio” Morante mi aveva anticipato che l’album doveva essere uno degli eventi discografici più brillanti a memoria di noi sfegatati fans gobliniani, ma non mi sarei mai aspettato un diamante così puro, trasparente, sicuramente inattaccabile ed indistruttibile nel tempo.
Emozionante, passionale, eccitante, profondo (non "rosso")... potrei continuare all'infinito: questo è, a mio modestissimo parere e senza mezzi termini, il miglior cd pop/rock progressive uscito in Italia da tempo immemore, intenso dal primo all’ultimo secondo, destinato a fare sfracelli in patria e altrove.
Ciò che, infatti, impressiona è la qualità sublime delle composizioni, a testimonianza che l'abilità compositiva dei Goblin è al suo apice.
Il disco gode di una purezza di suoni straordinaria e di un impatto ritmico, in alcuni pezzi, senza precedenti, e contiene riffs granitici, melodie accattivanti, ottimi arrangiamenti.
Non ci sono precedenti al mondo per un gruppo che suona il rock con questo particolarissimo atteggiamento progressive.
Due processi in “conflitto” tra loro presiedono allo svolgimento dei brani (Dlen Dlon e Lost in Universe su tutti): una lenta metamorfosi, in crescendo, che tende a trasformare una suspense onirica in un tripudio esuberante.
Stupisce l’apertura, Victor, lontana anni luce dal Goblin Style, ma epica, pomposa, grondante di pathos, che dimostra la versatilità e la robusta preparazione musicale del gruppo.
Dlen Dlon comincia con un delicato ed armonioso tappeto di tastiere che ci immergono in una dimensione onirica, fatta non solo di musica, ma anche di visioni astratte ed eteree.
Su questo suggestivo tappeto tastieristico si appoggiano le chitarre di Massimo “Dio” Morante, per ora delicate, e contrappunti di synth, chiamati a regalare sogni e momenti unici ed intensi, indimenticabili.
Dopo una manciata di secondi ci troviamo immersi in una situazione musicale complessa: crescendo strumentali, intrecci tra i raffinati virtuosismi tecnici di Max “Dio” Morante (capaci di affascinare sulla scorta di un solismo epico e struggente), l’inconfondibile suono dell’organo Hammond di Guarini e la sensazionale base ritmica di Agostino Marangolo e Fabio Pignatelli ci fanno vibrare all’unisono in un turbine di energia incontrollabile.
Segue l’inquietante e oscuramente profetica Bass Theme in E. I giri di bass synth (dal sound ipnotico) di Pignatelli sono ora minacciosi, ora oltretombali, e le tastiere di Guarini creano atmosfere sinistre ed intrise di mistero.
Hitches è un’oscura quanto epica cavalcata, caratterizzata da un infernale dualismo tra una nenia argento-gobliniana e gli impressionanti e pirotecnici assoli di Max Morante, sostenuti da un ritmo incalzante.
Da segnalare anche la tranquilla Japanese Air, brano orchestrale, che disegna melodie struggenti ed emoziona con il suo incedere un pò malinconico e rarefatto.
Sequential Ideas è un brano propulso da un ritmo cadenzato, gli strumenti sono tutti ben calibrati, viaggiano su un tappeto di velluto nero dall’inizio alla fine.
Un’illusoria calma si diffonde con Lost in the Universe, che alterna momenti di sognante melodia a squarci di elettricità, in cui Morante spinge sull’acceleratore e la chitarra si “incendia” sotto le sue sferzanti sollecitazioni.
Chiude l’album, Magic Thriller, caratterizzato da parti orchestrali e aperture al rock/progressive, genere che i Goblin sembrano conoscere alla perfezione.
I fantastici quattro impartiscono ancora una volta un’efficace lezione di attitudine, stile ed estetica pop/rock progressive.
Complimenti sinceri ad Ago, Fabio, Massimo e Maurizio.
Un ritorno dei Goblin in pompa magna…. di più proprio non potevamo chiedere.
La produzione impeccabile, il cesello minuzioso delle armonie ed il sound cristallino di tutti gli strumenti fanno di Back To The Goblin 2005 un album magico, imperdibile, a testimonianza che la classe non è acqua… e non muore mai!!!!!!!!!
Eminenti Goblin, grazie di cuore per avermi autografato il cd!!!
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